NUNVEREGGEA PIU’

La vicenda dell’ex ministro Guidi ha riportato a galla un vecchio vizio della sinistra classista e statalisti, che tanto ha in comune con la nostrana destra familista e nazionalista: l’insopportabile moralismo amorale di certe ideologie rottamate dalla storia, però ancora capaci di nutrire quell’invidia sociale vera malattia italica. Premesso che fino all’altro giorno non avevo particolare simpatia per la ministra dalle guance rubizze, a onore del vero soprattutto per il padre Guido Alberto e non certo per il suo essere entrepreneur. Qualche anno fa l’uomo, nelle vesti di vice-presidente di Confindustria, visitò un liceo reggiano e se ne usci con queste considerazioni rivolte agli studenti: “beh se qualcuno di voi preferisce poi suonare il flauto, per il futuro da disoccupato che lo aspetta non potrà che prendersela con sé stesso”. Considerando l’età dei discenti e il ruolo dei sogni nella formazione adolescenziale, mi sarei aspettato un’alzata di scudi dei politici locali e docenti, aspettativa puntualmente delusa, come sempre entrambi troppo proni alla seggiola e alla vita comoda per assumersi la responsabilità di dare un metafisico calcio in culo allo smargiasso; da qui un certo pregiudizio verso la figlia, completamente estinto dopo questa vicenda. Per essere chiari, non è mia intenzione giudicarne le capacità di ministro, o se avesse o meno dovuto lasciare quella carica date le circostanze; quello che mi interessa è ciò che rimarrà di questa vicenda: la presunta “superiorità morale” di certi politici e opinion maker, e il consenso che raccoglie tra i cittadini questa mala pianta grazie alla sapiente cura dei suddetti professionisti. Questo sì a mio parere perenne ostacolo ad una seria crescita morale nazionale, precondizione essenziale per ogni possibile rilancio del nostro malandato paese. La rappresentazione plastica di questa parte di paese è andata in onda qualche sera fa nel salotto della Sig.ra Gruber. Si va dall’ineffabile Travaglio, una sorta di Robespierre della parola, sempre pronto ad inscenare complotti attraverso quelle tanto interminabili quanto fanciullesche serie di “perché” che caratterizzano le sue tirate, messi lì solo per supportare le “teste rotolanti” che inevitabilmente coronano la chiusura dei soliloqui del nostro. Si aggiunga un deputato più renziano di Renzi che come tutti gli allievi, con l’ansia di superare il maestro finiscono per sovvertirlo, infine la Lorella nazionale passata con nonchalance dalle lezioni di ballo a quelli di etica pubblica, il tutto contrappuntato dalle interiezioni della padrona di casa splendidamente catalogate qualche settimana fa sul Corriere della Sera dall’impareggiabile Aldo Grasso, e il gioco è fatto: daje al “mostro”, “beccata con le mani nella marmellata” sibilla il nostro Maximillienne!! E quale sarebbe la “colpa” della povera Guidi, pensate un po’ mentre esercitava il ruolo di ministro era anche una donna, una mamma e addirittura un amante poco riamata, imperdonabile! Fermiamoci un attimo, questa è la forma mentis da cui nasce il mito del ruolo separato dalla persona, che poi diventa mito della politica con la “P” maiuscola impermeabile a gruppi di potere e lobby, che poi si fa mito dello stato o della società sempre con la “S” maiuscola, causa di tanti fraintendimenti e tragedie. Non ci si rende conto che la politica, per dirla con l’abate Galiani, è questione di maximis et minimis: come si ottiene il massimo bene facendo il minor male possibile? Questa è la difficolta, non certo creare aspettative surreali per mezzo di ideologie astratte che puntualmente deludono i cittadini, ma danno da mangiare ad una innumerevole pletora di capi popolo, e soprattutto rompono quella necessaria armonia sociale e fiducia reciproca fondamentali per costruire qualcosa insieme. Lo scopo della democrazia è il governo della legge, certo, le leggi le fanno gli uomini e inevitabilmente ne contengono i limiti e le debolezze. Se nel suddetto caso ci si fosse attenuti a quel criterio, analizzando i contenuti e gli effetti del provvedimento, si sarebbe scoperto che non c’era nulla di così immorale nel comportamento del ministro, da giustificare questa ennesima delegittimazione delle istituzioni democratiche su cui si erge l’interesse, questo sì poco morale, degli opposti estremismi. Fino a quando attraverso la democrazia si ricercherà “la pienezza dei tempi” quando solo allora “il lupo e l’agnello pascoleranno insieme” per dirla col Profeta, quelle pretese diverranno delusioni e non potranno che portare conflitti, divisioni, senza possibilità di sintesi. Capisco sia inattuale dirlo durante il presente pontificato: il sentimento religioso è una bella cosa per il singolo, fa disastri se diventa azione politica. Di questo passo la personale speranza di vedere la sinistra che mi piace liberale e individualista, a confronto con una destra conservatrice, magari un po’ aristocratica, capaci nel conflitto di idee e interessi di produrre una legislazione equilibrata ed efficace, risulta tanto vana quanto le ideologie novecentesche che ancora animano il dibattito sociale nel nostro paese.

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